Scuola e impresa: due facce della stessa medaglia

Il basso livello di integrazione che ancora esiste tra scuole e imprese in Italia è una delle cause principali del faticoso ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Ci sono però iniziative concrete come il Piano Nazionale della Scuola Digitale

di Renato Uggeri

La lenta transizione scuola-lavoro in Italia è alla base del numero di Neet più alto d’Europa (giovani tra i 18 e 24 anni che non hanno un lavoro né sono all’interno di un percorso di studi) e di una disoccupazione giovanile ferma al 40%, mentre molte imprese non trovano le competenze necessarie per entrare nel vivo di Industry 4.0 e delle nuove tecnologie che la quarta rivoluzione industriale ha introdotto. Tuttavia, il processo di trasformazione digitale che le imprese sono chiamate ad affrontare per essere competitive e protagoniste sui mercati non è solo una questione tecnologica, ma anche di competenze. Una produzione industriale completamente automatizzata e interconnessa, con l’introduzione delle nuove tecnologie (IoT, robotica/automazione, stampa 3D, realtà aumentata, economia dei dati, intelligenza artificiale, cloud) cambia i modi di produrre ma cambia anche i modi di pensare e di fare impresa. Prima di essere una rivoluzione tecnologica è una rivoluzione culturale quella che devono compiere le aziende, e al centro di queste evoluzioni ci sono le persone.

Una strategia complessiva verso una scuola sempre più digitale
Negli ultimi anni, sono state quindi stanziate risorse ingenti per l’innovazione digitale nella scuola, perché è ormai un dato di fatto che una maggiore alfabetizzazione digitale fin dai primi anni di studio possa contribuire a creare un più elevato grado di occupabilità. In particolare, il Piano Nazionale della Scuola Digitale (Pnsd) è un documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur), creato al fine di lanciare una strategia complessiva di innovazione della nostra scuola e contribuire alla sua evoluzione nell’ottica di soddisfare le esigenze sopra accennate. Questo Piano si sviluppa in quattro sezioni principali, denominate “Strumenti”, “Competenze e contenuti”, “Formazione dei docenti” e “Accompagnamento”.
Nella prima sezione, per esempio, l’obiettivo è quello di potenziare le infrastrutture digitali della scuola con soluzioni sostenibili e inclusive come la banda ultra-larga, e la creazione di spazi per l’apprendimento e ambienti per la didattica digitale integrata. Sul fronte della digitalizzazione della scuola si prevede inoltre la creazione di un’identità digitale delle scuole dal punto di vista dell’amministrazione, oltre all’introduzione di strumenti come il registro elettronico.
La sezione “Competenze e contenuti” si propone invece di definire le competenze digitali che ogni studente deve sviluppare per aumentare la sua occupabilità e sostenere i docenti nel ruolo di facilitatori di percorsi didattici innovativi. La sezione “Formazione dei docenti” prevede azioni volte alla formazione dei docenti sui temi dell’innovazione didattica e organizzativa e, laddove necessario, al rafforzamento delle loro competenze digitali. Infine, la sezione “Accompagnamento” è dedicata ad accompagnare la scuola nella sfida dell’innovazione con una visione strategica, su più livelli, per non lasciare che le scuole prendano iniziative slegate fra loro, ma per portarle gradualmente nel futuro.

L’alternanza scuola-lavoro per far dialogare i due mondi
Un’intera parte della sezione “Competenze e contenuti” del Pnsd è dedicata al rapporto fra digitale, imprenditorialità e lavoro. Gli obiettivi specifici relativi a queste tematiche sono quelli di colmare il divario digitale che caratterizza il nostro Paese, promuovere carriere in ambito Steam (Science, Technology, Engineering, Arts & Maths), valorizzare il rapporto tra scuola e lavoro, coinvolgere gli studenti come leva di digitalizzazione delle imprese e come traino per le vocazioni dei territori e così via. D’altra parte, la connessione fra scuola e lavoro è efficace solo se si trasforma in una sinergia bilaterale. Le due parti devono infatti trovare un terreno comune di dialogo per permettere una transizione dall’una all’altro che sia soddisfacente sia per i datori di lavoro sia per i nuovi lavoratori. Per questo motivo all’interno del Piano Industria 4.0 è stata elaborata una delle direttrici chiave proprio sul rapporto sinergico tra questi due mondi, intitolata “Diffondere la cultura Industria 4.0 attraverso Scuola Digitale e Alternanza Scuola Lavoro”. Nel Piano industria 4.0 sono infatti previste indicazioni per alcune implementazioni. Il digitale è il terreno fertile su cui costruire la casa comune di scuola e lavoro, e il mezzo più efficace attualmente a disposizione per far dialogare i due mondi può essere questa alternanza. Tale strumento deve però ancora affrontare una lunga fase di rodaggio in cui le scuole devono comprendere fino in fondo le sue potenzialità. Solo attraverso il contatto con le imprese, creando dei percorsi di alternanza che siano veramente utili agli studenti, la scuola riuscirà a identificare le competenze necessarie da fornire ai ragazzi.

Alcune iniziative concrete
Grazie all’evoluzione tecnologica, in Italia si sta quindi attuando un vero e proprio cambiamento anche nella didattica, e si aumentano i corsi professionalizzanti di laurea e i dottorati.
Il Politecnico di Torino, per esempio, ha introdotto un corso professionalizzante triennale, incentrato sull’ingegneria della produzione industriale, meccatronica e tessile condividendo docenze e apparecchiature sperimentali per il “learning-by-doing”. È possibile scegliere tra tre percorsi: il percorso di laurea di tre anni all’interno del Politecnico, due anni di ITS con il conseguimento del diploma superiore oppure, dopo i due anni di ITS, la frequenza del terzo anno per acquisire una laurea professionalizzante. Lo scorso Novembre è partito anche “Smart Industry” il primo dottorato italiano dedicato all’Industria 4.0. Il percorso di durata triennale (finanziato dalla Regione Toscana in collaborazione con le Università di Pisa, Firenze e Siena) mette in contatto gli allievi con le aziende, e offre l’opportunità di essere formati sulle nuove figure professionali riguardanti l’innovazione tecnologica nei processi industriali 4.0. La particolarità del dottorato è l’obbligo di condurre parte della ricerca presso laboratori di imprese o laboratori misti Università-
imprese. Infine, per la formazione delle aziende e dei lavoratori è nato a Bologna Bi-Rex, il primo dei sette competence center per l’industria 4.0 che sorgeranno in Italia. All’interno del centro operano 57 partner tra università, centri di ricerca e imprese.
Le attività si estendono anche ad altre regioni fra cui Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia e Trentino-Alto Adige, con l’obiettivo di formare imprese e lavoratori alla rivoluzione digitale dell’industria.