L’anno che verrà

Gennaio 2018. Non ci sono ancora state le elezioni politiche. Il ponte Morandi è al suo posto, la questione Ilva è ancora in alto mare. È in vigore l’iperammortamento, il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero compaiono solo nei programmi elettorali. In un mondo che corre, anche 365 giorni sono sufficienti per registrare tanti cambiamenti. Che cosa possiamo aspettarci, allora, dall’anno appena iniziato?

Sono due le misure che hanno già fatto scattare l’allarme. Da un lato i possibili aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 nel 2021 e nel 2022. Senza interventi, l’aliquota ridotta del 10% passerebbe al 13% a partire dal 2020, mentre quella ordinaria del 22% passerebbe al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. Dall’altro lato, l’abolizione dell’Ires ridotta al 50% per gli enti no-profit.

Tra i provvedimenti figurano il reddito di cittadinanza e Quota 100, che partiranno il primo aprile, e il taglio sulle pensioni d’oro, valido dal 2019 per i prossimi cinque anni e organizzato su cinque fasce.

Dal 30 aprile dovrà poi essere varato il nuovo “programma di dismissioni immobiliari” per valorizzare gli immobili dismessi di proprietà dello Stato, per ottenere 950 milioni nel 2019 e altri 300 tra il 2020 e 2021. Ulteriori risparmi sono previsti col divieto di assumere, fino al 15 novembre 2019, personale da parte di ministeri, enti pubblici non economici, agenzie fiscali e università.

È stata poi introdotta la web tax, che sarà applicata, secondo alcuni criteri riguardanti i ricavi, a coloro che prestano servizi digitali. La manovra prevede anche un fondo di 800 milioni contro il dissesto idrogeologico nel 2019, che salirà a 900 milioni nel 2020 e 2021. Ma per coprire questo fondo si ridurranno gli investimenti delle amministrazioni centrali, il fondo per le politiche comunitarie e quello delle Ferrovie dello Stato.

Buon anno a tutti, quindi, augurandoci che nel 2019 inizi anche la tanto attesa ripresa economica.